Sorridente e possente, il Custode Samurai IX di Matteo Pugliese è posto a guardia dell’ambiente e diffonde a Tenuta Mara il suo onorevole spirito. Lo vediamo armato della Katana, tipica spada ricurva, con l’elmo chiamato Kabuto e l’armatura corazzata, attributi che identificano i guerrieri dell’antico Giappone.

L’artista ha creato moltissime varianti di questo oggetto simbolico, utilizzando anche materiali diversi come bronzo e terracotta, a cui affida le espressioni del viso; sculture a tuttotondo di corpi panciuti, tondeggianti e ben piazzati, che portano buoni auspici, ricollegandosi a culture millenarie e valori ancestrali.

I Samurai (parola che significa ‘colui che serve’) risalgono al XII secolo e, come i cavalieri medievali d’Europa, giuravano fedeltà assoluta al loro signore; avevano un rigido codice d’onore, chiamato Bushido (via del guerriero), i cui valori primari erano la famiglia, l’audacia, la lealtà in battaglia a costo della vita. Infrangere le regole comportava la perdita di rango e il suicidio rituale, conosciuto in occidente come Harakiri, che rappresentava l’unica possibilità per recuperare l’onore perduto.

Nobili militari dunque, forgiati nell’animo dal Buddismo Zen, i cui principali ideali, quali onore e rispetto, sono ancora presenti nella cultura giapponese contemporanea. La scultura apotropaica di Pugliese li rende un emblema universale, figure protettive a cui è affidato il sacro compito di infondere forza, coraggio, compassione per affrontare le grandi e piccole sfide quotidiane del presente.

Matteo Pugliese, Custode Samurai IX, 2015

 

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