Con Custode Mursi, Matteo Pugliese, porta a Tenuta Mara la protezione degli spirti africani.

Nell’affrontare il tema della scultura come oggetto simbolico a guardia di un ambiente, l’artista sì è confrontato con esempi tramandati dalla storia come i Lamassù assiri, risalenti all’VIII secolo a.C., divinità preposte ad allontanare le forze ostili, posizionate in coppia ai lati delle porte dei templi e dei palazzi  (colossi con testa umana, corpo e orecchie di toro e ali di uccello), o come le giganti teste olmeche dell’antica Mesoamerica, a protezione delle comunità; ma anche con le coeve sculture apotropaiche d’Europa, dagli idoli femminili in ceramica della Beozia, già diffusi nella civiltà minoica, fino alle Gorgoni a coronamento dei templi etruschi, e alle statuette dei Lari e dei Penati dei romani.

Pugliese reinventa queste figure e gli affida lo stesso compito di benevola salvaguardia; così il guardiano Mursi diffonde il suo influsso benefico richiamando le tradizioni della sua etnia.

I Mursi dell’Etiopia sono nomadi, i loro spostamenti sono orientati verso la ricerca di un luogo adatto alla coltivazione e all’allevamento, e hanno un vero e proprio culto per il bestiame, non semplice fonte di cibo ma anche patrimonio impiegato come merce di scambio e dote di matrimonio, nei sacrifici rituali e per celebrare eventi importanti della vita personale e del clan. Le incisioni sul corpo brunito che decorano la scultura di Puglise evocano le modificazioni corporee praticate dalla tribù per insegnare ai figli a diventare persone sociali, morali e sane (sono noti i piatti labiali delle ragazze in età nuziale e delle donne in età fertile). Valori che si tramandano da generazioni per affrontare una vita ardua e talvolta pericolosa ma in equilibrio con l’ambiente, con se stessi e gli altri, trovando anche il tempo per divertirsi, chiacchierare e danzare. Un esempio del saper vivere bene con semplicità.

Matteo Pugliese, Custode Mursi, 2014

 

Custode Inuit
Custode Yanomami
Custode Vaishrava
Custode Samurai IX