Un sogno fantastico, quello dipinto da Giuliani Ghelli nel suo Tempietti del genio volante.
L’immagine è allegra e assolata; sul cielo rosso volteggiano foglie, nuvolette, bastoncini, come in un bel giorno di festa di paese; c’è persino la macchina volante di Leonardo – il genio appunto – mentre i tempietti metafisici, svettanti sulle colline verdeggianti, racchiudono in sé il ciclo del giorno e della notte e degli arcobaleni dopo la pioggia, ovvero il ciclo della natura e della vita. I colli sono coltivati e solcati dall’acqua rigeneratrice, gli alberi sono felicemente cullati dal vento, le due figure primigenie di uomo e donna stilizzati, ricordano il giardino dell’Eden.
Il titolo e lo stile giocoso ci coinvolgono in modo leggero e fanno assaporare il piacevole gusto di ritrovare le origini e l’armonia con la natura. I Tempietti sembrano una visione onirica di Tenuta Mara, dove l’opera ha trovato dimora, tempio dell’arte di Bacco costruito in totale simbiosi con l’ambiente. Un sogno che è diventato realtà.
L’artista fiorentino Giuliani Ghelli, scomparso nel 2014 (nato a Firenze nel 1944), esordisce negli anni Sessanta in Italia (la prima personale a Milano alla galleria Nuovo Sagittario) e poi all’estero (Parigi, Lussemburgo, New York, Los Angeles), dal decennio successivo. Inizialmente influenzato dall’Informale, trova presto la sua vena d’ispirazione nel Surrealismo, con cui entra in contatto a Bruxelles, dove aveva uno studio. Nascono così i suoi soggetti volanti e ricorrenti come numeri, robot e quelli che vediamo in questo dipinto: l’arcobaleno, i bastoni bianchi e rossi, le colline, i cipressi, le case e le figure.
Grazie all’incontro con Carlo Pedretti, direttore dell’Harmand Hammer Institute for Leonardo Studies di Los Angeles, prende inoltre forma un ciclo pittorico ispirato a Leonardo da Vinci che approda alla personale “In Viaggio con Leonardo” al Castello Sforzesco di Milano nel 1992. Ed ecco comparire il velivolo leonardesco, simbolo dell’ingegno umano che può trasformare e creare mondi.