Una volta entrati nel parco coltivato a vigneti e giunti al centro di Tenuta Mara, di fronte alla Sala della Musica, ad accoglierci c’è un’affascinate scultura che Giordano Emendatori ha voluto recentemente aggiungere alla sua vasta e disseminata collezione. Come sempre una scelta emozionale, volta a mantenere sempre vivo il connubio tra arte e natura, ora arricchito da un altro capolavoro: Ikaria di Igor Mitoraj (Oederan 1944 – Parigi 2014), magnifico bronzo datato 1987.

Il tema di Icaro è uno dei più amati ed esplorati dall’artista che ha vissuto a lungo a Pietrasanta in Toscana, culla dell’arte scultorea, ed è diventato celebre nel mondo per le sue iconografie ispirate alla classicità ma ridotte a frammenti di una grandiosità perduta.

Ikaria, alter ego femminile di Ikaro, è una bella figura dalle ideali proporzioni, tuttavia decapitata e ferita. Si presenta ieratica come tutte le note creazioni firmate Mitoraj: teste di giganti caduti, colossi spezzati, torsi mutilati ed è alludendo alla loro passata perfezione che l’artista riesce a ottenere il massimo effetto di monumentalità, sia con le imponenti sculture di svariati metri, sia con quelle di dimensioni più contenute. Statue incomplete che evocano l’idea del reperto archeologico giunto dall’antichità eppure compiute in sé perché, con le loro mancanze, diventano emblemi del passare del tempo e della fragilità umana.

Non si tratta di opere neoclassiche, ma di  effigi allusive alla classicità e ad un passato eroico entrato a far parte dell’immaginario collettivo attraverso il mito, l’arte, la storia. Presenze metafisiche, affascinanti e drammatiche allo stesso tempo, che parlano delle nostre debolezze, richiamando per esempio la leggenda di Icaro, punito per aver osato volare troppo in alto, ma di cui si ammira il coraggio nello sfidare i limiti per raggiungere la libertà, anche a costo del sacrificio. Mitoraj lo presenta come una reliquia di un mondo scomparso e travolto dagli eventi della storia, ormai incapace di spiccare il volo, nonostante le ali spiegate, ma contemporaneamente come un simbolo della resistenza della bellezza.

Le sue sculture sono disseminate in molte città di Europa, Stati Uniti, Giappone, e in Italia sono state esposte ai Mercati di Traiano a Roma (2004), nella Valle dei Templi di Agrigento (2011) e a Pompei (2016) dove, accanto alle testimonianze delle antiche civiltà, hanno assunto un significato ancora più mistico. A Tenuta Mara Ikaria instaura un dialogo con il paesaggio, il vigneto, l’architettura e le altre installazioni, diffondendo la sua carica surreale ed onirica e una speranza di rinascita.

 

Igor Mitoraj, Ikaria, 1987