Nella distesa collinare di Tenuta Mara, coltivata a vite di Sangiovese, i tralci  crescono rigogliosi grazie alle pratiche agricole biodinamiche, sostenibili e rispettose dell’ecosistema, in un processo di trasformazione armoniosa, accompagnato dalle dolci noti della musica classica che si diffonde tra i filari e dalle opere d’arte che si fondono con il paesaggio, in un’atmosfera di pace assoluta e meditazione.

Ci soffermiamo su  Pendolo 1, dell’artista altoatesino Eduard Habicher (nato a Malles Venosta nel 1956), che sembra emergere direttamente dal terreno erboso; un nastro rosso aggrovigliato al suolo che si dipana, protendendosi verso il cielo. È una delle grandi opere site-specific realizzate dall’artista con lamine di acciaio curvate, sovente tinte di un rosso acceso, che dialogano con l’ambiente circostante, sfidando le leggi della fisica e i parametri essenziali della scultura quali peso, stabilità, volume. In questo caso il moto regolare del pendolo si frantuma in un gioco di equilibrio oscillatorio tra pesantezza e leggerezza, tra il librarsi e il cadere, tra la presenza ‘forte’ della materia e la fuggevolezza dei segni tracciati che si propagano nell’aria. Basta un tocco per far muovere l’intera costruzione e assistere ad una performance sorprendente di volatilità che non ci si aspetterebbe da un elemento in ferro, percepito come statico e rigido.

La putrella, scelta ispirata dall’Arte Povera, è un prodotto industriale solido, sicuro e resistente ed è un esempio di razionalità che l’artista utilizza in modo ludico e creativo, inserendo aspetti non calcolati e irrazionali; sfruttandone la flessibilità, gli conferisce la forma di nastri annodati e sventolanti, con un linguaggio espressivo e gestuale di ascendenza informale, applicato alle tre dimensioni, i cui segni diventano perimetri abitabili, da attraversare e da toccare.

Gli oggetti plastici di Habicher, secondo la vocazione della scultura contemporanea, sono in tensione continua tra l’aprire i confini della propria forma e contemporaneamente il racchiudere in sé lo spazio; una tensione che l’artista controlla attraverso articolate deformazioni in divenire, come gesti cristallizzati o stringhe di energia, in grado di trasmette una dinamica che tocca le corde dello stupore e dell’emozione. Lo sperimentiamo a Tenuta Mara dove la sua scultura libera ci coinvolge e accompagna come un ‘filo rosso’, nella dimensione poetica della natura, di cui è entrata a far parte.

Eduard Habicher, Pendolo 1, 2015