Un occhio sul paesaggio che si estende all’orizzonte.
Così ci appare Seneffe, la grande scultura di Mauro Staccioli, nel parco di Tenuta Mara, dove inquadra il magnifico panorama come fosse il diaframma di un obbiettivo fotografico, ma è una immensa installazione scultorea realizzata attraverso la torsione e la saldatura di cilindri in acciaio, a formare due cerchi concentrici, raccordati da fasce paraboliche che suggeriscono un movimento elicoidale e spingono lo sguardo in lontananza.
L’artista toscano (nato a Volterra nel 1937 e morto a Milano nel 2018) è un maestro della scultura ambientale contemporanea e ne è stato un pioniere. Ha realizzato le sue ‘sculture-intervento’ fin dai primi anni settanta, scegliendo di dialogare con il contesto urbano della sua città, scenario delle mostre Volterra 1972 e Volterra 1973, e dagli anni ottanta il dialogo coinvolge anche la natura; una scelta linguistica fatta di coerenza nell’essenzialità delle forme (cerchi, ovali, triangoli, curve) e dei materiali (acciaio, ferro, cemento), e nell’apertura al contesto sociale ovvero all’interazione con le presenze umane che attraversano e abitano i luoghi. Moltissime le mostre temporanee allestite al di fuori dei consueti musei e tante le opere nate come installazioni permanenti in Italia e in diverse parti del mondo, ormai parte integrante di quegli spazi.
La monumentale Seneffe (dal nome della città belga che ha accolto una importante mostra di Staccioli nel 2014, allo Chateau de Seneffe) ha trovato una collocazione ideale nel paesaggio disegnato dai filari di vite biodinamica della tenuta e, come il poco lontano Ellisse del 2008, si mescola con i colori della terra verdeggiante e del cielo sfumato, invitandoci a partecipare alla riflessione che suscita con la sua stabilità permanente e interconnessa all’ambiente. Un tempo sospeso in cui sostare per lasciarsi trasportare oltre l’effimero del presente.
“Le mie sculture non sono pensate come oggetti di abbellimento della città, come monumenti, non illustrano o celebrano, sono strumenti di provocazione o stimolo, di coinvolgimento, di rilevamento critico, occasione di una discussione pubblica collettiva. I contenuti del mio lavoro traggono ragione dalla volontà di partecipazione attiva”.