Nel secondo dopo guerra l’indagine artistica italiana scopriva come comunicare con le tele, nella loro purezza. Enrico Castellani si divertiva a rendere ritmica l’esperienza visiva e tattile collegata alle sue opere; Alighiero Boetti tesseva e ricamava lettere che orbitavano intorno al mondo; Agostino Bonalumi, attraverso l’estroflessione di voluttuose forme e con l’utilizzo di colori puri, emozionava con l’interpretazione dei suoi tessuti.

Non stupisce quindi che nel 1958 facesse parte di un gruppo di artisti tra cui Castellani e Manzoni. A differenza di Castellani, che predilige il bianco più assoluto e metafore di forme e geometrie regolari sulle sue tele, Bonalumi è grande interprete del colore nella sua purezza. 

A Tenuta Mara, una tela di Bonalumi, in pieno contrasto con la parete color arancio sulla quale è appesa, fa bella mostra di sé sprigionando la sua energia blu.

Un proposito artistico che sta tra il gesto forte di Fontana che taglia le tele e quello modulabile di Castellani: l’onda, il movimento sinuoso e morbido è il protagonista esaltato dal blu.

agostino bonalumi

Blu abitabile di Agostino Bonalumi: nel 1967 un primo esempio di Art Room

Agostino Bonalumi ha creato, nel 1967 un primo prototipo di art-room, sempre utilizzando la potenza cromatica del blu.

Si tratta un’opera di pittura-ambiente, realizzata per la mostra “Lo Spazio dell’Immagine” di Foligno nel 1967. In occasione della mostra antologica del 2018 a Milano, Palazzo Reale, è stata riprodotta e riproposta al pubblico. Il suo nome è “Blu abitabile“, e il suo leitmotiv è una disposizione regolare delle estroflessione disposte sulle pareti.

Abbastanza diretto il paragone con installazioni di forte contemporaneità, che accolgono lo spettatore tra quattro pareti e gli fanno vivere sensazioni molto intense letteralmente inglobandolo: accenniamo alle cosiddette art-room. Per fare un esempio pratico, citiamo le Infinity Mirror Room o le Obliteration Room di Yayoy Kusama.

In un certo senso, Bonalumi è uno dei premonitori dell’arte immersiva. Un visionario di larghe vedute, con esperienze importanti anche nel mondo della scenografia. Nel 1970, per il Teatro Romano di Verona, crea scene e costumi per il balletto “Partita”, musica di Goffredo Petrassi; per il Teatro dell’Opera di Roma scene costumi di “Rot”, musica di Domenico Guaccero.

 

In foto: “BLU”, tela estroflessa e acrilico, Agostino Bonalumi, 1990

Il blu è un colore che piace molto a Giordano Emendatori, patron di Tenuta Mara. Ha un effetto calmante, rilassante, e, insieme al viola, è un colore che rimanda alla spiritualità e alla profondità delle emozioni.

Contemplare “Blu” di Agostino Bonalumi è sicuramente una fonte di buone sensazioni.