Passeggiando nella pinacoteca di Tenuta Mara, si è colpiti dai colori accesi e luminosi nel bel dipinto floreale di Carl Franz Gruber, pittore austriaco della prima metà dell’Ottocento. Il quadro, datato 1839, insieme alle altre ‘nature in posa’ infonde nell’ambiente il respiro della natura, resa eterna sulla tela, in un gioco di rimandi armoniosi tra interno ed esterno, tra arte, architettura e paesaggio di questo luogo unico.
Poche le notizie sull’artista, nato nel 1803 e morto nel 1845, i cui lavori erano molto apprezzati per lo stile pittorico realistico, di sentore romantico. Un linguaggio moderno in linea con quello dei connazionali Joseph Nigg e Franz Xaver Andreas Petter, artisti a lui coevi in piena era Biedermeier: il movimento artistico prediletto dalla borghesia austriaca e tedesca, amante dell’essenzialità delle forme ispirate alla natura e appassionata di pittura floreale, di cui faceva grande richiesta su commissione.
Gruber ha dipinto il suo mazzo di fiori come assoluto protagonista dell’opera, non ci sono le farfalle, gli uccellini o la frutta che vediamo, a corredo, nei dipinti dei colleghi presenti nella medesima sala. Sullo sfondo si intravede la cima di una montagna e il cielo nuvoloso e plumbeo sembra promettere pioggia, ma dall’atmosfera grigia emerge ancora più vivido il tripudio floreale; lo spazio della tela si riempie di prodigi botanici, rose di tutti tipi e un’ascensione di corolle che culmina in un inflorescenza particolarissima, una bromelia originaria dell’America del Sud, chiamata Billbergia nutans, o Queen’s-tears; magnificamente esotica, ci cattura e ammalia.