Le estroflessioni di Agostino Bonalumi catturano la percezione ma stimolano altresì un’esperienza tattile e coinvolgente. Lo sperimentiamo a Tenuta Mara ammirando Rosso, sua creazione del 1990.
L’opera non racconta una storia, piuttosto ci coinvolge attivamente nel suo spazio, nella superficie che da piana si estende verso la terza dimensione, grazie a composizioni geometriche cangianti, a seconda dell’incidenza della luce e del punto di osservazione. Un vibrante gioco di chiaroscuro ottenuto senza modificare il colore e modulando invece la struttura su cui è disteso.
Importante esponente dell’arte astratta del Novecento, dagli anni sessanta Bonalumi ha iniziato a proporre l’azzeramento della rappresentazione figurativa e la ridefinizione del linguaggio della pittura come campo aperto di possibilità. Una ricerca che lo conduce a prediligere il monocromo e la tecnica dell’estroflessione, ottenuta con l’inserimento di supporti in legno e metallo, sul retro della tela, per la generazione di forme in mutamento, secondo lo studio dei fenomeni ottici. Il critico Gillo Dorfles definiva i suoi lavori ‘Pitture-Oggetto’ perché sono una sintesi di pittura e scultura, dove non conta l’essere aderenti al reale ma essere parte integrante della realtà stessa. Vere e proprie opere-ambiente.
La temperie artistico-culturale è quella germogliata negli anni cinquanta nel contesto milanese, dove il giovanissimo Bonalumi (nato nel 1935 a Vimercate) conosce Enrico Baj e viene in contatto con Lucio Fontana, e poi cresciuta introno alla rivista “Azimuth” da lui fondata nel 1959 insieme a Piero Manzoni ed Enrico Castellani. Fino al 2013, anno della sua scomparsa, Agostino proseguirà con creazioni sempre nuove e originali, per esempio inserendo, dagli anni settanta-ottanta, ombre prospettiche contrarie alle sorgenti di luce, per ottenere un effetto disorientante, ma di fatto in ogni opera c’è il suo personale “punto di vista” che vuole incontrare il nostro, in un’esperienza artistica in continuo divenire.
A Tenuta Mara si trova anche il suo Blu del 1990.