Pennellate vigorose, nero su bianco, e rivoli di pittura gocciolante evocano un’immagine dinamica e forte, quella di un destriero lanciato in corsa che lascia la sua scia attraversando lo spazio. Siamo di fronte al dipinto di Tony Palmisani intitolato Cavallo che ci cattura con la sua carica dirompente. Non vediamo la figura dell’animale ma ne percepiamo il movimento e la potenza.
L’artista di origini pugliesi, nato a Monopoli, ma residente a Torino, dal 2010 si dedica alla pittura astratta da autodidatta. I suoi modelli sono Emilio Vedova, Emilio Scanavino, Robert Rauschenberg e più in generale l’informale italiano e l’espressionismo astratto americano. Guardando i grandi maestri, fa proprio il gesto spontaneo, a cui è affidato il compito di guidare le tracce di materia pittorica così che vadano a comporsi sulla superficie secondo la sua visione interiore; ma la forza della cifra stilistica di Palmisani risiede soprattutto nel colore puro e incontaminato che ha sperimentato a lungo, trovando in esso un efficace elemento per interpretare la realtà e comunicare con lo spettatore, perché il colore, generando un sorprendente impatto visivo in grado di suscitare emozioni, riesce a dare sostanza anche a ciò che sostanza non ha.
Non ci sono riferimenti spaziali o temporali, le creazioni di Palmisani sono ombre sospese nella dimensione dell’arte; per quest’opera ha usato il nero, la somma di tutti i pigmenti ma anche l’assenza di luce, per andare in profondità, per far emergere l’energia pulsionale del cavallo che può essere pericolosa e funesta se lasciata libera e non controllata, ma positiva e rigeneratrice se dosata a dovere. Un’emozione che alberga dentro ognuno di noi.
Un approccio romantico all’arte che si ritrova in tutte le sue opere, alcune da ammirare proprio a Tenuta Mara dove, oltre a Cavallo, sono esposte Onde, Mutazione e Bataclan.