Il bel dipinto ‘en plain air’ di Claude Fossoux ci trasporta in un prato fiorito, illuminato dal sole, dove una dolce e gaia fanciulla è intenta a sistemarsi la scarpina; porta in braccio un mazzo di fiori, raccolti forse per la mamma, forse per un’amica; in lontananza, tra le fronde e le colline, c’è una casetta che l’aspetta. Il volto è coperto dal cappello di paglia e l’immaginazione può volare nel fantasticare sulla sua storia.
Lo stile pittorico con tocchi e pennellate di colore, così come il soggetto, fa subito pensare agli Impressionisti. L’artista francese, nato a Parigi nel 1946, ne è infatti un cultore; formatosi all’Ecole Nationale Superieure Des Beaux Arts e nello studio di Chapelin-Midy e Pierre Caron, resta affascinato da Sisley, Pissarro e Renoir e soprattutto da Claude Monet: come non ricordare il suo celebre dipinto I papaveri, ammirando Jeune fille dans un pré de fleurs realizzato da Fossoux nel 2001.
I suoi paesaggi prediletti sono quelli della Provenza; tinte chiare in lontananza e colori caldi in primo piano, con un effetto abbacinante, secondo la critica una luce viva che sembra provenire dal retro della tela. L’artista prende infatti a modello un altro importante maestro della storia dell’arte, il pittore fiammingo del Quattrocento Jan Van Eyck, campione di verosimiglianza, resa delle superfici e studio della luce. Fossoux fonde insieme la lezione tecnica ed espressiva dei grandi predecessori e la elabora con il suo carattere contemporaneo vibrante e sempre gioioso.
Con la sua tavolozza di colori luminosi, ama dipingere campi erbosi e le campagne ricche di vegetazione, animati da famiglie, bambini, fanciulle con cappellini sovente ornati di fiori e nastri, e altresì panorami urbani, terrazze dei caffè, piazze, giardini, parchi; sempre luoghi ameni e tranquilli dove le persone trascorrono momenti di svago e serenità. Il quadro di Tenuta Mara, posizionato sul cavalletto, come fosse stato appena ultimato, ci pervade con la sua atmosfera fresca e scintillante, in un felice gioco di corrispondenze tra interno ed esterno, tra il paesaggio dipinto nell’opera d’arte e quello reale delle colline di San Clemente, punteggiate dai vigneti di Sangiovese.