Dopo La partenza di Giasone guidato da Minerva, la storia continua nel secondo dipinto dell’artista Ciro Ferri, conservato a Tenuta Mara, in cui è raffigurato Giasone e gli argonauti che conquistano il vello d’oro nella Colchide.
A seguito di molte peripezie, la nave Argo è approdata nella terra dove regna Eeta e l’eroe in fuga ci viene incontro portando con sé il Vello d’oro, ma prima ha dovuto affrontare tre prove che ha superato grazie all’aiuto di Medea, la figlia del re, dotata di poteri magici e di lui innamorata, perché colpita da una freccia di Eros. Eccola in primo piano nell’ultima sfida, mentre sconfigge con una pozione il drago insonne posto a guardia del tesoro. Grazie a lei, Giasone ha già arato un campo con tori spiranti fiamme dalle narici e seminato denti di drago da cui sono nati guerrieri ostili; li vediamo in secondo piano mentre si attaccano tra di loro annientandosi, dopo essere stati disorientati dai sortilegi della fanciulla.
Come si conviene nello stile barocco, il pittore, importante erede dell’arte di Pietro da Cortona, raffigura i personaggi in azione con i corpi in torsione e in movimento, articolando in un’ambientazione prospettica, piani temporali e spaziali sovrapposti, così da rendere in un’unica immagine dipinta le diverse fasi della vicenda, sollecitando la nostra immaginazione.
La natura trionfa anche in questo dipinto; le figure dai colori caldi e vivaci, emergono da una foresta fitta con tronchi in primo piano tra cui si mimetizza un tempio, dove era custodito il Vello d’oro che ha il potere di curare ogni ferita. L’atmosfera vibrante ci cattura rendendoci partecipi dell’incredibile impresa di Giasone e del suo avventuroso viaggio che, tra ostacoli e insidie da superare, rappresenta il racconto delle prodezze umane, suscitando fascino e meraviglia.
Ciro Ferri (1634-1689) Giasone e gli argonauti conquistano il vello d’oro nella Colchide